
DARK...
...a colori
A differenza di quanto ci si possa aspettare dal genere dark, l'album è ricco di colori come lo spettacolo cui si può assistere nelle vetrate delle cattedrali gotiche.
Marcel Proust scriveva nella Recherche: «Le vetrate non erano mai state tanto cangianti come nei giorni in cui il sole non si faceva quasi vedere, di modo che, quando fuori era grigio, si era sicuri che in chiesa ci sarebbe stato il bel tempo».

LA BELLEZZA
Come ideale
E' il filo conduttore di tutto l'album: ne è intrisa la realtà che circonda gli autori, così come ne è colmo il paesaggio immaginifico inscenato dalle canzoni. L'ideale di Bellezza è riconducibile all'estetica dei poeti maledetti, Baudelaire in primis. L'alleanza dell'arte con il male («non concepisco un tipo di Bellezza dove non ci sia un pò di Male») si traduce negli autori in una riflessione sul senso profondo del vivere, dell'amore, del soffrire e dell'imparare. La conclusione di tale percorso artistico-esistenziale sembra riportare luce e colore al «sole della malinconia» baudelairiano, in quanto la condizione umana sembra essere immersa in un mondo di poesia e di Bellezza; l'«atrocia» del vivere sembra quindi essere diretta conseguenza dell'incapacità di cogliere tanta Bellezza già disponibile.

IL CATTIVO VETRAIO
Charles Baudelaire
Lo Spleen di Parigi
«...» Una mattina mi ero svegliato di cattivo umore, triste, stanco e annoiato, e portato, così mi sembrava, a compiere qualcosa di grande, un'azione clamorosa. E purtroppo aprii la finestra! «...» La prima persona che scorsi nella strada fu un vetraio il cui grido acuto e stridente saliva fino a me nella greve e sudicia atmosfera parigina. D'altra parte, mi sarebbe impossibile spiegare perché fossi preso da un odio così repentino e dispotico nei confronti di quel poveretto.
« - Ehi! Ehi!», e gli gridai di salire. Intanto riflettevo, non senza allegria, che, essendo la stanza al sesto piano e la scala molto stretta, l'uomo avrebbe dovuto penare alquanto per compiere la sua ascesa e far passare senza danno in diverse strettoie gli spigoli della sua fragile mercanzia. Finalmente comparve. Esaminai con curiosità tutti i suoi vetri e gli dissi: «Ma come? Non avete vetri colorati? Vetri rosa, rossi, blu, vetri magici, vetri di paradiso? Siete uno spudorato! Osate andarvene in giro per i quartieri poveri senza nemmeno avere dei vetri che facciano vedere più bella la vita!». E lo spinsi a forza verso la scala, dove inciampò borbottando. Mi avvicinai al balcone, afferrai un piccolo vaso di fiori, e quando l'uomo ricomparve fuori del portone lasciai cadere perpendicolarmente il mio ordigno di guerra sul lato posteriore della sua rastrelliera; il colpo lo fece cadere all'indietro, ed egli finì di rompere, cadendoci sopra con la schiena, tutta la sua povera fortuna ambulante, che mandò il fragore di un palazzo di cristallo colpito dal fulmine. E io, ebbro della mia follia, gli gridavo furiosamente dietro: «Più bella la vita! più bella la vita!». Questi scherzi dei nervi non sono esenti da pericoli, e spesso li si può pagare cari. Ma che cosa importa l'eternità della dannazione a chi ha trovato nell'attimo l'infinito del godimento?

IL CANE E IL PROFUMO
Charles Baudelaire
Lo Spleen di Parigi
« - Cane mio, cane mio bello, vieni qui, avvicinati e vieni a sentire questo eccellente profumo comprato dal miglior profumiere della città.»
E il cane, dimenando la coda, cosa che in queste umili creature corrisponde, credo, al nostro ridere o sorridere, si avvicina e posa con curiosità il suo naso umido sulla fiala aperta; ma poi, indietreggiando improvvisamente con disgusto, si mette ad abbaiarmi contro, come se mi volesse rimproverare.
« - Ah, miserabile cane! Se ti avessi offerto un pacchetto di escrementi, o avresti annusato con una squisitezza, e forse lo avresti divorato. Anche tu, indegno compagno della mia triste vita, somigli al pubblico: a cui non si devono mai offrire delicati profumi che lo esasperano, ma solo lordure accuratamente scelte.»